mercoledì 15 dicembre 2010

Omens

Verrès Omens

Bar-trattoria
Località Omens, 1
Tel. 0125 929410-347 4775334
Chiuso il lunedì; ott-giu aperto sab, dom e festivi
Orario: mezzogiorno e sera
Ferie: 6 gennaio-15 febbraio
Coperti: 60 + 25 esterni
Prezzi: 19 euro
Carte di credito: nessuna
Email: informazioni@trattoriaomens.com


Per raggiungere Omens bisogna arrivare fino al castello di Verrès e proseguire per 13 chilometri lungo una strada stretta ma ben segnalata, che si inerpica nel verde del bosco. Là dove finisce l’asfalto si trova la piccola frazione composta dall’omonimo ristorante-bar, da una fattoria e da poche altre case. Il locale, spartano e un po’ all’antica, è composto da un’ampia sala e da una veranda nella quale si può mangiare in piacevole quiete guardando la cima delle montagne della Valtournenche.
L’aspetto del posto non esprime raffinatezza ma cordialità e schiettezza, valori che la proprietaria Elvira fa ritrovare in tavola. Il menù, fisso nelle portate e nel prezzo modestissimo, offre una carrellata di piatti tipici valdostani accompagnata da un vino sfuso senza grandi pretese ma decoroso. Il pasto inizia con salumi e castagne dolci calde, carne a pezzettini con – in stagione – funghi, due tipi artigianali di cotechino da gustare con due varietà diverse di patate, a loro volta guarnite da una buona salsina verde vicina alle usanze piemontesi. La seupa vapellenentse – zuppa di cavolo, pane nero, fontina e brodo, tipica della Valpelline ma diventata ormai un piatto caratteristico di tutta la Valle d’Aosta – è di rara bontà, così come la polenta concia (con la fontina) che accompagna coniglio e spezzatino. In chiusura Anna, la simpatica cameriera, propone a chi non si sia fatto spaventare dal pasto luculliano la crema di Cogne e un buon tiramisù casalingo.

Trattoria degli amici

Saint-Vincent

Trattoria
Via Biavaz, 11
Tel. 0166 513472
Chiuso il mercoledì, mai d’estate
Orario: mezzogiorno e sera
Ferie: 10 giorni in marzo, 15 in ottobre
Coperti: 35 + 40 esterni
Prezzi: 20-24 euro vini esclusi
Carte di credito: tutte tranne AE, Bancomat


Nel cuore della città del Casinò, la trattoria di Pina Baudin Ternavasio è quanto di meno mondano si possa immaginare: frequentata soprattutto da gente del posto, ha un aspetto molto semplice e un arredo essenziale. L’insieme però è ordinato e accogliente, in linea con la cucina casalinga che la signora Pina – una vita spesa ai fornelli, prima in un chioschetto lungo la Dora dove ha fritto tonnellate di trote appena pescate e poi in questo locale – continua a praticare con pazienza e passione.
Gentilmente assistiti dalla figlia Barbara, in sala o in veranda potrete gustare i piatti della tradizione, influenzata qui più che altrove (per la contiguità ma anche per le origini piemontesi dei Ternavasio) dalla regione confinante. Ecco quindi, con i tipici salumi valdostani (mocetta, lardo di Arnad, prosciutti) accompagnati da burro e castagne, la trota marinata, i vol-au-vent con fonduta, il tortino di frittata al forno. La pasta delle tagliatelle, condite in stagione con funghi porcini, è fatta in casa; gnocchi con verdure dell’orto attiguo, crespelle, polenta concia, riso con fonduta completano la serie dei primi. Per il secondo la scelta è tra carbonade, trippa con i fagioli, bistecca alla valdostana, stracotto al vino bianco, in stagione di caccia cinghiale con la polenta. Casalinghi anche i dolci: torta o crostata di mele, crème caramel, panna cotta e, in estate, pesche ripiene.
In alternativa allo sfuso, piccola selezione di etichette regionali e nazionali.

Suisse

Saint-Rhémy-en-Bosses Bourg

Ristorante annesso all’albergo
Via Roma, 26
Tel. 0165 780906
Chiuso il lunedì
Orario: mezzogiorno e sera
Ferie: maggio, ottobre e novembre
Coperti: 45
Prezzi: 33-35 euro vini esclusi
Carte di credito: tutte


Sulla via per lo storico valico italo-svizzero, nella patria dello jambon de Bosses (dop), questa locanda ben ristrutturata ha un passato glorioso: antica stazione di posta, nel 1860 si meritava le lodi di Edoardo Aubert, che dell’«ottimo albergo del buon Marcoz» aveva apprezzato i «piatti abbondanti e ricercati». A 87 anni, la signora Mafalda (figlia di Anselmo Marcoz, ultimo capitano dei soldati della neve di scorta ai viandanti diretti al passo) gestisce ancora il locale con la figlia Alberta e il genero Pierluigi, che hanno curato la ristrutturazione.
Anche in estate, entrando, si sente quel calduccio che i 1600 metri di quota rendono spesso desiderabile. Cucina e servizio sono un felice mix di qualità, attenzione e semplicità, raffinati ma senza ridondanze. Per aprire il pasto (si può scegliere alla carta o fra tre menù, a 20, 30 e 40 euro) potrà capitare che il cuoco Roberto vi consigli una frittata alle erbe di montagna da lui appena raccolte. Il crudo di Bosses guida la degustazione di salumi e formaggi di territorio, cui si affiancano antipasti più elaborati come il coniglio in agrodolce. A seguire, ravioli alla vapellenentse, gnocchi alla zucca, zuppa di fagioli e farro, l’immancabile polenta magari con la carbonada dei marroniers, il rognone al Pinot Noir o al Fumin (vino valdostano), la quaglia farcita. C’è anche un’ampia scelta di piatti vegetariani, tra cui l’ottimo cestino di patate con ratatouille. I dolci, come il pane, sono fatti in casa.
La carta dei vini, per quanto non ricchissima, comprende una buona scelta di valdostani e piemontesi.

Vetan

Saint-Pierre

Bar-ristorante
Frazione Vetan Dessous, 77
Tel. 0165 908830
Chiuso il martedì; gennaio-marzo aperto sab e dom
Orario: mezzogiorno e sera
Ferie: novembre
Coperti: 50
Prezzi: 23 euro vini esclusi
Carte di credito: nessuna, Bancomat

Telefonate per annunciare il vostro arrivo, prima di arrampicarvi fino ai 1700 metri di Vetan, la borgata più alta del comune di Saint-Pierre: la posizione isolata, distante dal capoluogo una dozzina di chilometri da percorrere su una strada di montagna, fa sì che solo gli ospiti attesi abbiano la certezza di usufruire di un menù completo nel luogo di ristoro omonimo della frazione. Avendo la titolare signora Elida raggiunto l’età della pensione, se ne occupa sempre più la figlia Antonella, che in un edificio attiguo gestisce le sei camere dell’agriturismo L’Abri. La tenuta agricola della famiglia Montrosset è a una quota più bassa e comprende un orto e un frutteto che alimentano doviziosamente, con ritmi coerenti con le stagioni, una cucina semplice e genuina, di schietta tradizione montanara.
Provengono dall’orto di casa le verdure servite come antipasto o come contorno (insalata di barbabietole e patate, flan di spinaci o di cardi, in estate fiori di zucca fritti), cotte nelle zuppe (seupa vapellenentse, minestre di orzo e legumi) o con il “riso della nonna”, arricchito da fontina. La frutta è usata come ingrediente di ogni tipo di piatto (da assaggiare l’insalata di mele delizia e le castagne che accompagnano, in apertura, lardo e altri salumi). La polenta concia basta a soddisfare anche gli appetiti più gagliardi, ma ai carnivori la cucina offre carbonade, fricandò, brasato e, su prenotazione, selvaggina. Come dessert, torta di mele con lo zabaione, bavaresi, pere al vino, panna cotta fatta con crema di latte d’alpeggio.
Antonella, sommelier, presiede a un’accurata selezione di etichette valdostane e piemontesi

Vetan

Saint-Pierre

Bar-ristorante
Frazione Vetan Dessous, 77
Tel. 0165 908830
Chiuso il martedì; gennaio-marzo aperto sab e dom
Orario: mezzogiorno e sera
Ferie: novembre
Coperti: 50
Prezzi: 23 euro vini esclusi
Carte di credito: nessuna, Bancomat


Telefonate per annunciare il vostro arrivo, prima di arrampicarvi fino ai 1700 metri di Vetan, la borgata più alta del comune di Saint-Pierre: la posizione isolata, distante dal capoluogo una dozzina di chilometri da percorrere su una strada di montagna, fa sì che solo gli ospiti attesi abbiano la certezza di usufruire di un menù completo nel luogo di ristoro omonimo della frazione. Avendo la titolare signora Elida raggiunto l’età della pensione, se ne occupa sempre più la figlia Antonella, che in un edificio attiguo gestisce le sei camere dell’agriturismo L’Abri. La tenuta agricola della famiglia Montrosset è a una quota più bassa e comprende un orto e un frutteto che alimentano doviziosamente, con ritmi coerenti con le stagioni, una cucina semplice e genuina, di schietta tradizione montanara.
Provengono dall’orto di casa le verdure servite come antipasto o come contorno (insalata di barbabietole e patate, flan di spinaci o di cardi, in estate fiori di zucca fritti), cotte nelle zuppe (seupa vapellenentse, minestre di orzo e legumi) o con il “riso della nonna”, arricchito da fontina. La frutta è usata come ingrediente di ogni tipo di piatto (da assaggiare l’insalata di mele delizia e le castagne che accompagnano, in apertura, lardo e altri salumi). La polenta concia basta a soddisfare anche gli appetiti più gagliardi, ma ai carnivori la cucina offre carbonade, fricandò, brasato e, su prenotazione, selvaggina. Come dessert, torta di mele con lo zabaione, bavaresi, pere al vino, panna cotta fatta con crema di latte d’alpeggio.
Antonella, sommelier, presiede a un’accurata selezione di etichette valdostane e piemontesi

Lo peillo de mamagran

La Salle

Ristorante-brasserie
Via Chanoux, 4
Tel. 0165 862574
Chiuso il mercoledì, mai in alta stagione
Orario: pranzo e cena, nov e apr-mag solo cena
Ferie: seconda metà di ottobre
Coperti: 50
Prezzi: 25-28 euro vini esclusi
Carte di credito: CartaSi, Visa, Bancomat

Una tavernetta dalle volte in pietra rustica e accogliente, tavoloni in legno, alle pareti una serie di stampi usati un tempo per marchiare il burro, in un angolo una bella selezione di grappe locali e non: si presenta bene il locale della famiglia Bacillieri, che trovate nel centro di La Salle, vicino alla chiesa parrocchiale. Il servizio è cortese ma privo della calda cordialità che l’ambiente farebbe supporre e dovrebbe ispirare.
Ai bambini e ai vegetariani sono riservati menù particolari, mentre gli altri avventori possono scegliere tra numerosi piatti tipici e un menù meno territoriale. Dopo il classico tagliere di salumi regionali, o un antipasto più elaborato, potrete scegliere tra varie versioni di polenta (la grassa o l’asulette di farina di segale), zuppe (la vapellenentse, la ueca a base di orzo), risotti (seupetta cogneintze, d’estate riso con zucchine e pecorino); nella nostra ultima visita abbiamo assaggiato una buona e abbondante favò (fave, pasta corta, fontina e pomodoro fresco). Tra i secondi, non all’altezza dei primi, si possono ordinare la carbonade, che arriva in tavola con polenta o patate, la soça, la frecacha e, su prenotazione, pierrade (carni miste alla piastra) e bourguignonne. Buoni i dessert, in particolare la crema di Cogne servita tiepida con un ottimo pane dolce biscottato.
La lista dei vini è notevole, ma sarebbe auspicabile una scelta più ampia di rossi valdostani.

Al maniero

Issogne

Ristorante con alloggio
Frazione Pied de Ville, 58
Tel. 0125 929219
Chiuso il lunedì, mai in agosto
Orario: mezzogiorno e sera
Ferie: 15-30 giugno
Coperti: 50 + 30 esterni
Prezzi: 18-26 euro vini esclusi
Carte di credito: tutte tranne AE, Bancomat


A Issogne c’è uno dei più importanti castelli della regione, e c’è questo Maniero, aperto oltre vent’anni fa da Emanuela e Giovanni Paladini che, arrivati in Valle da turisti, hanno deciso di trasferirvisi. Il locale, che ha anche sei confortevoli camere per il soggiorno, si fa apprezzare per la buona cucina, prevalentemente di tradizione, per la premurosa ospitalità e per i prezzi amichevoli.
Ai fornelli c’è Giovanni, che prepara piatti gustosi e curati, usando prodotti di alta qualità e, d’estate, le verdure dell’orto di casa. Nell’accogliente sala o, nella bella stagione, in terrazza, si occuperà di voi Emanuela, proponendovi per cominciare un assaggio di mocetta, lardo di Arnad, coppa al ginepro, jambon de Bosses e altri salumi valdostani, oppure il carpaccio caldo, un flan (nella nostra ultima visita era di melanzane) o lo strudel di verdure con fonduta. In alternativa alla polenta concia, ci sono primi di pasta fatta in casa, come le tagliatelle o i ravioli conditi in stagione con funghi porcini, gli gnocchi con la fonduta, le crespelle alla valdostana. Tra i secondi la carbonade di regola servita con la polenta, l’agnello alle erbe, arrosti e tagliate. In chiusura una fetta di meringata di mele o una coppa di mousse al cioccolato o di zabaione.
Se si è almeno in due si può ordinare il conveniente menù degustazione, quattro portate a 18 euro vini esclusi. Le etichette in carta sono un centinaio, valdostane e non.

Capanna carla

Gressoney-la-Trinité

Ristorante
Località Tschaval, 33
Tel. 0125 366130
Chiuso il lunedì, mai d’estate
Orario: pranzo e sera; inverno feriali solo sera
Ferie: variabili
Coperti: 50
Prezzi: 25-27 euro vini esclusi
Carte di credito: tutte tranne AE, Bancomat
Email: ristorante@capannacarla.it 


Fino agli anni Sessanta, questa baita plurisecolare a 1800 metri di altitudine era un rifugio alpino, anche perché ci si arrivava solo a piedi. Poi la gestione fu rilevata da una brava cuoca, Onorina Baston, che ne fece un ristorante di grande cucina regionale, la cui fama andò amplificandosi con la costruzione della carrozzable e delle piste da sci. Eredi di quell’esperienza, i coniugi Barozzi hanno mantenuto lo stile acquisito sia nell’ambiente (quasi un museo della civiltà valdostana, con vecchi mobili contadini, attrezzi da lavoro, ricami incorniciati alle pareti) sia nel menù.
La cucina di Susanna si muove sui binari della tradizione e della solidità. Zuppe – la valdostana o l’invernale ueca, di orzo, verdure, pane nero e fontina – cotte a lungo sulla stufa a legna, crespelle ripiene di fonduta, polenta concia, ravioli di cinghiale o di camoscio, riso alla gressonara sono spesso presenti tra i primi. Trionfo di carni nei secondi, spesso accompagnati dalla polenta: carbonade, arrosto ai mirtilli, stinco di maiale al forno o di vitello ai funghi, salsicce al sugo, capretto arrosto o in umido, cervo alle erbe, cinghiale o camoscio in salmì. Prima di affrontare la batteria dei piatti cucinati, potrete allenare il palato con i tipici salumi regionali, serviti con castagne glassate. In chiusura, torte o crostate casalinghe, ma chi ama i formaggi non rinuncerà alla toma di Gressoney e il salignon, ricotta piccante della tradizione walser.
Il servizio in sala è brillantemente diretto da Gigi, che vi assisterà anche nella scelta dei vini tra la cinquantina di etichette in carta, soprattutto valdostane e piemontesi.

Locanda la clusaz

Gignod La Clusaz

Ristorante con alloggio
Frazione La Clusaz, 1
Tel. 0165 56075-56426
Chiuso il martedì, mai in agosto e Natale-Epifania
Orario: mezzogiorno e sera, inverno solo sera
Ferie: 3 settimane tra maggio e giugno, 5-30 novembre
Coperti: 40
Prezzi: 30-35 euro vini esclusi
Carte di credito: tutte, Bancomat

L’anagrafe storica (una citazione del 1140 ne fa la più antica struttura ricettiva d’Europa) e la fama recente sono tali che verrebbe da domandarsi: sarà un luogo di ristoro o un monumento? Ma la soggezione si dissolve di fronte alla naturalezza con cui Maurizio e Sevi Grange radicano la professionalità di oggi nella semplicità di ieri, quando quella della famiglia di lui era una modesta locanda sulla strada del Gran San Bernardo. Ristrutturata dal 1987, La Clusaz è oggi uno dei luoghi più eleganti e fascinosi della regione, un ristorante d’atmosfera in cui la sobrietà si coniuga alla raffinatezza e la fedeltà alla tradizione non ostacola la ricerca.
Nelle belle sale dalle volte in pietra, Sevi vi guiderà alla scoperta dell’eccellente cucina del marito. I piatti sono raggruppati in tre menù, di tradizione (30 euro), tematico (35, dedicato in estate alle erbe e in inverno al maiale), di stagione (38, meno legato al territorio). Di prammatica in apertura l’assaggio di mocetta, lardo, pancetta, teteun (tettina di vacca) e salami insaccati da uno zio del titolare. A seguire, seupa vapellenentse, cialda di polenta con fonduta, straccetti di farina di segale con verza e toma, d’inverno la zuppa di fagioli con le cotiche. Come secondo una splendida carbonade con polenta o patate, il carré di agnello arrosto, il filetto di manzo al rosmarino. Straordinaria la selezione di formaggi e deliziosi i dolci: crostata di castagne, sfogliatina con crema caramellata, sorbetto al vin brulé.
La carta dei vini propone, con ricarichi contenuti, il meglio della Valle e d’Italia, e bottiglie importanti anche dal mondo

Le vieux pommier

Courmayeur

Ristorante con alloggio
Piazzale Monte Bianco, 25
Tel. 0165 842281-846825
Chiuso il lunedì, mai luglio-agosto e Natale
Orario: mezzogiorno e sera
Ferie: due settimane in maggio, ottobre
Coperti: 180 + 40 esterni
Prezzi: 30-35 euro vini esclusi
Carte di credito: tutte tranne AE, Bancomat
Email:  info@levieuxpommier.it



Il vecchio melo dell’insegna corrisponde a una presenza viva: la più grande delle tre sale incorpora un venerando esemplare dell’albero da frutto più coltivato in Valle d’Aosta. Tutt’intorno corre il bancone-vetrina di antipasti e dolci; addossati alle pareti di legno rustico, e suddivisi da tramezzi, ci sono i tavoli, con panche e sedie, ai quali potrete accomodarvi per gustare piatti sempre curati, nonostante la grande capienza e il frequente affollamento. Gestito da decenni dalla famiglia Casale Brunet, il locale, che ha anche cinque camere per il pernottamento, è in posizione facilmente accessibile e dotato di un vasto parcheggio.
Nel menù, che potrà sembrarvi persino troppo ampio, spiccano preparazioni scenografiche e conviviali di tono “transfrontaliero” (la Francia è vicinissima): bourguignonne, fondue savoiarde, pierrade, raclette, reblochonnade, tartiflette. E, naturalmente, la polenta, icona della Vallée, concia o servita di contorno alle carni. Una scansione più classica delle portate può aprirsi con salumi misti o l’“insalata degli alpeggi”, cui seguiranno la zuppa di cipolle, la vapellenentse o la seupetta courmayeurentse (verdure, fontina e pane nero), gnocchi oppure un risotto, alla valdostana o ai funghi porcini. Come secondo, carbonade, scaloppa alla valdostana, petto di pollo alla Vieux Pommier con frittelle di mele, mont d’or gratinato; in stagione, selvaggina. Lasciate un po’ di spazio per i dolci: torte, crostate, tarte tatin, mousse e fonduta di cioccolato, crema di Cogne, zabaione freddo.
La carta dei vini elenca etichette valdostane, ma anche piemontesi e toscane.

La grolla

Courmayeur Val Veny-Peindeint

Ristorante con alloggio
Località Peindeint
Tel. 0165 869095-869783
Non ha giorno di chiusura
Orario: mezzogiorno e sera
Aperto 1/12-15/4, 15/6-10/9
Coperti: 85 + 75 esterni
Prezzi: 30-35 euro vini esclusi
Carte di credito: le principali, Bancomat

Appena sopra il santuario di Nôtre Dame de la Guérison, a pochi passi dalle piste da sci della val Veny, in un piccolo gruppo di baite spicca lo chalet che la famiglia Truchet, in anni ormai lontani, ha trasformato in luogo di piacere gastronomico e di tranquillo soggiorno (cinque miniappartamenti). L’ambiente è montanaro senza eccessi, caldo e gradevole, il panorama sul Bianco spettacolare (nelle giornate più tiepide potrete ammirarlo dai tavoli apparecchiati in terrazza), il servizio sempre premuroso e garbato.
Gusterete una cucina tradizionale, casalinga e attenta alle qualità delle materie prime, alcune delle quali procurate da papà Truchet, appassionato cercatore di funghi: in stagione, quindi, trionfano i porcini – fritti, in umido, alla piastra – e, se siete fortunati, i rarissimi ovoli, serviti crudi come antipasto. Altrimenti, in alternativa a mocetta, lardo e altri salumi della Vallée, potrete aprire con un carpaccio o con l’insalata di tomino caldo. I primi prevedono polenta in più versioni – concia, con i funghi, con il latte –, crêpes, risotti alle erbe o ai funghi, ravioli, la vapellenentse o altre zuppe, di verdure o cereali. Tra i secondi, carbonade, polenta e capriolo, bistecca alla valdostana; su ordinazione, fonduta e sorça (carne di maiale cotta con cavolo, patate e salsiccia). In chiusura, crostate di frutti di bosco, bavaresi o la deliziosa composta di mele.
La carta dei vini elenca soprattutto etichette valdostane.

Dente del Gigante

Courmayeur La Palud

Ristorante annesso all’albergo
Strada La Palud, 42
Tel. 0165 89145
Chiuso il mercoledì, mai d’estate
Orario: mezzogiorno e sera
Ferie: ottobre-novembre, tra fine maggio e metà giugno
Coperti: 24
Prezzi: 30-35 euro vini esclusi
Carte di credito: tutte tranne AE, Bancomat


All’imbocco della val Ferret, a 200 metri della stazione della funivia per Chamonix, proprio sotto la vetta più celebre del massiccio del Bianco, dal 1947 la famiglia Angelini cura con passione questo locale rustico e raffinato nello stesso tempo. Da qualche anno il locale che fu della nonna Armandina è gestito da Luciano (sommelier appassionato e competente) assieme alla moglie Alfreda (in cucina). L’ambiente del ristorante è caldo e raccolto, con un servizio discreto e attento a ogni particolare.
I piatti da segnalare sono diversi, poiché vi compaiono sia i più tradizionali sia alcune elaborazioni basate su ingredienti e produzioni tipiche; inoltre il menù cambia un paio di volte per stagione. In ogni caso non mancano mai la seupa vapellenentse, la fonduta, crespelle in varie versioni, la carbonade (da un’antica ricetta di famiglia, trovata con altri appunti di cucina in un baule di nonna Armandina) servita con polenta e fonduta. Vi è una buona selezione di formaggi (una ventina tra valdostani e francesi). In estate le verdure sono raccolte nell’orto di casa Angelini, così come le ciliegie del predessert. Si può scegliere alla carta oppure, se tutta la tavolata è d’accordo, optare per il menù degustazione (tre portate, 30 euro).
Di tutto rispetto la carta dei vini, con circa 300 etichette tra cui la quasi totalità delle valdostane. Ampia anche la scelta di distillati, infusi e tisane.

Baita ermitage

Courmayeur Ermitage

Ristorante
Località Ermitage
Tel. 0165 844351
Chiuso il mercoledì, mai in luglio e agosto
Orario: mezzogiorno e sera
Ferie: giugno e novembre
Coperti: 50 + 40 esterni
Prezzi: 20-30 euro vini esclusi
Carte di credito: tutte tranne AE, Bancomat

A pochi chilometri dal centro di Courmayeur, sopra Villair, è un locale double-face: stile disinvolto a pranzo, soprattutto quando, in estate, se le due salette e la terrazza sono al completo, agli avventori inattesi è consentito sedersi nel prato con il vassoio riempito al banco; menù più ricco, servizio impeccabile e atmosfera romantica la sera. Sempre però si può godere, oltre che di una fantastica vista sui ghiacciai del Bianco, di un ambiente arredato con gusto, di una cordialità non di maniera e dell’ottima cucina di tradizione della signora Valentina Pellissier, madre del patron Piero Savoye.
In alternativa ai tipici salumi regionali, potrete cominciare con una fresca insalata di mele (valdostane, con sedano, noci e maionese casalinga) oppure con i tomini al verde o gli involtini caldi di prosciutto con ripieno di fonduta. Tra i primi, una raffinata variante della vapellenentse è la zuppa dell’Eremita, a base di pane nero, spinaci e fontina; per chi preferisce le minestre asciutte ci sono spesso la pasta al forno, le tagliatelle, la crêpe farcita di formaggio. La polenta, fulcro del pasto di mezzogiorno, è proposta anche a cena in varie versioni: concia, con fontina e burro d’alpeggio, o in accompagnamento a carbonade, salsicce, coniglio, in stagione capriolo o camoscio in umido, funghi. Inoltre, scaloppa alla valdostana, paillard, lumache alla parigina. Mirtilli, lamponi e castagne sono gli ingredienti preferiti per i dolci, deliziosi: torte, crostate, d’estate frutti di bosco con gelato o panna.
Anche con una buona bottiglia valdostana o piemontese, il conto sarà molto al di sotto degli standard di Courmayeur

Lou ressignon

Lou ressignon
Cogne

Ristorante
Rue des Mines, 22
Tel. 0165 74034
Chiuso lunedì sera e martedì, mai ottobre-maggio e agosto
Orario: mezzogiorno e sera
Ferie: 5-30 novembre, 10 giorni inizio giugno
Coperti: 75
Prezzi: 25-28 euro vini esclusi
Carte di credito: tutte tranne AE, Bancomat
http://www.louressignon.it/taverna.html

Da quarant’anni questa solida casa di montagna appena fuori dal concentrico è sinonimo di convivialità e buona cucina. Evoluzione dei pochi tavoli allestiti accanto a una minuscola pista da ballo da Arturo Allera, personaggio di spicco nella Vallée del dopoguerra, il ristorante è oggi gestito, con piglio sicuro e amorevole continuità, dai figli del fondatore, Elisabetta (in sala) e Davide (ai fornelli). Le loro radici familiari (nonno canavesano, nonna valdostana di Champorcher) sono emblematiche degli scambi con l’alto Piemonte che hanno sempre interessato le valli del Gran Paradiso, influenzandone anche la cucina.
La carne cruda alla gressonara, che compare tra gli antipasti accanto all’assiette di salumi e formaggi locali, è già un omaggio alla regione vicina, mentre tra i primi, oltre alla seupetta cogneintze (risotto con pane e fontina), all’invernale seupa vapellenentse, alle crespelle di farina di segale, agli gnocchetti di spinaci con fonduta, alla polenta concia, potrete trovare casalinghi tajarin conditi, in stagione, con funghi porcini. Come secondo, carbonade con polenta o patate, camoscio in umido, sella di agnello al forno, carni o la trota di Lillaz alla griglia. La fonduta con crostoni o polenta, la bourguignonne, la fondue chinoise sono piatti conviviali, che possono risolvere il pasto. In chiusura, crema di Cogne con le tegole, île flottante, torta al cioccolato, tarte tatin, semifreddo al Moscato.
La carta dei vini rappresenta bene l’Italia e anche qualche regione estera; ampia la scelta dei distillati da sorseggiare accanto al camino

Les pertzes

Les pertzes
Cogne

Brasserie-enoteca con cucina
Via Grappein, 93
Tel. 0165 749227
Chiuso martedì e mercoledì, mai in alta stagione
Orario: mezzogiorno e sera
Ferie: novembre e tra maggio e giugno
Coperti: 50 + 20 esterni
Prezzi: 25-30 euro vini esclusi
Carte di credito: tutte tranne DC, Bancomat


Flessibilità e qualità dell’offerta caratterizzano la “creatura” di Emanuele e Luisella Comiotto, la cui fama è ormai consolidata tra i frequentatori abituali della bella Cogne. Ci si può andare nel pomeriggio o in tarda serata, per uno spuntino a base di formaggi e salumi, oppure alle ore dei pasti, per gustare piatti, prevalentemente della tradizione valdostana, cucinati da Emanuele e proposti da Luisella in abbinamento a bottiglie e bicchieri di gran pregio. L’affascinante cantina (non mancate di visitarla) custodisce 800 vini di tutto il mondo, ma possono soddisfare le loro voglie anche gli amanti di birre e distillati.
L’accoglienza è cordiale e l’ambiente caldo, tutto boiseries e mattoni. A tavola potrete iniziare con il classico tagliere di salumi tipici (lardo di Arnad, mocetta, jambon de Bosses) serviti con le castagne; in alternativa sformati di verdure, il tortino di patate e porri con fonduta, la trota di Lillaz marinata. Poi, polenta concia, seupetta cogneintze (non è una zuppa, ma un risotto con pane e fontina), ravioli di capretto al timo, gnocchi al seirass (ricotta) o alla toma di Gressoney, carbonade con polenta, vitello brasato. Secondo stagione anche maltagliati di mais o di grano saraceno con ragù di verza e pancetta o di selvaggina, tagliolini ai funghi porcini, petto di quaglia glassato al Moscato di Chambave, stinco di maiale al forno, costolette di agnello alla provenzale. Ottima la selezione di formaggi, valdostani e non. Tra i dolci, crema di Cogne, crêpe suzette, torte, bavaresi

Lou tchappé

Lou tchappé
Cogne Lillaz

Ristorante
Frazione Lillaz, 126
Tel. 0165 74379
Chiuso il lunedì, mai in luglio e agosto
Orario: mezzogiorno e sera
Ferie: 15/5-15/6 e 15/10-30/11
Coperti: 50 + 25 esterni
Prezzi: 25-28 euro vini esclusi
Carte di credito: tutte tranne DC, Bancomat


Parcheggiate nello slargo a fianco della strada (ma i tre chilometri dal capoluogo si percorrono in sicurezza anche a piedi, su un sentiero parallelo), infilatevi tra le case del borgo e, dribblando la folla di vacanzieri in marcia verso le cascate della Valeille, raggiungete il bel prato, racchiuso tra le cime del Gran Paradiso, dove sorge lo chalet della famiglia Artini. Nei mesi caldi si pranza anche all’aperto, all’ombra di grandi gazebo; l’interno, bar-reception e sale, è luminoso e colorato, un’eccezione nella severità un po’ opprimente del solito arredo di montagna.
Come antipasto potrete ordinare alle cortesi cameriere in costume i tipici salumi valdostani (mocetta, lardo di Arnad, prosciutto di Bosses), formaggi tra cui gli appetitosi caprini al ginepro, sformati o paté. Tra i primi, oltre ai “malfatti du Tchappé” (maltagliati conditi con pancetta affumicata e poco pomodoro) troverete orzotto, crespelle, gnocchi di pane o, in stagione, di castagne, zuppe di verdure o di cereali o di legumi. La fama culinaria del locale è legata da decenni soprattutto alla soça, antica ricetta di Cogne a base di carne, cavolo, patate e fontina, che Giuseppe Artini ha riscoperto e che può essere un sostanzioso piatto unico. Le si affiancano, secondo stagione, fonduta, carbonade con polenta, agnello arrosto, scaloppa alla valdostana, trota di Lillaz alla griglia o con le mandorle, petto d’anatra al forno con le mele, selvaggina. Crema di Cogne con le tegole, panna cotta, torte di frutta, bavaresi o – molto richiesto d’estate – un casalingo gelato alla cannella chiudono il pasto.
Da bere ci sono i migliori vini valdostani e alcuni di altre regioni italiane.

Locanda ai ponti romani

Challand-Saint-Victor Vervaz

Ristorante
Frazione Vervaz, 10-11
Tel. 0125 967608
Chiuso il martedì e giovedì sera
Orario: mezzogiorno e sera
Ferie: 3 settimane in gennaio, 2 in giugno, 1 in ottobre
Coperti: 40
Prezzi: 25-30 euro vini esclusi
Carte di credito: tutte tranne AE, Bancomat


I ponti romani dell’insegna sono strutture in pietra tra due speroni di roccia a picco sull’Evançon, il “torrente dalle acque chiare” (questo il significato in patois) che percorre la val d’Ayas, detta nella parte bassa valle di Challand (storpiatura del nome della famiglia Challant, sua feudataria per oltre quattro secoli). Potrete visitare questi manufatti bimillenari – e la vicina cappella di San Massimo, impreziosita da affreschi quattrocenteschi – con una breve passeggiata dal ristorante, raggiungibile in auto seguendo dal capoluogo comunale, Villa, le indicazioni per Chataignère, Viran e Vervaz, nonché appunto la segnaletica per i ponti romani.
La locanda, che prima o poi offrirà tutto ciò che promette l’insegna attrezzando qualche camera per il pernottamento, ha sede in una baita restaurata con affettuoso rispetto: è stato recuperato e valorizzato con una suggestiva illuminazione anche il vecchio forno, dove vedrete cuocere il pane che accompagnerà il vostro pasto. Cordialmente accolti da Corrado e dai suoi collaboratori, potrete scegliere fra tre menù, tutti di impostazione sostanzialmente tradizionale, con qualche spunto innovativo. Piatti ricorrenti, oltre alle selezioni di lardo di Arnad, mocetta e altri salumi valdostani, sono le zuppe di verdure, legumi o cereali, i risotti (al vino Gamay, alla fontina, ai funghi), la polenta (spesso servita con il salignon, la ricotta piccante della tradizione walser), le carni arrostite o in umido, il cotechino con le patate. Nelle stagioni propizie, selvaggina (cinghiale o braciole di cervo con la polenta), lumache e funghi. I dolci sono casalinghi.
La carta dei vini comprende le migliori etichette valdostane e una buona selezione di nazionali

martedì 14 dicembre 2010

La brasserie du bon bec

La brasserie du bon bec
rue bourgeois, 72 Cogne (aosta)
0165 749288
Chiuso lunedi, mai luglio-agosto e natale
Orari mezzogiorno e sera
Ferie Variabili
Coperti 47
Prezzi 25-30 euro vini esclusi


Sembra di entrare in un’altra epoca entrando alla brasserie e sembra che fuori faccia sempre freddo, anche quando, come è capitato a noi, è una delle prima calde giornate di primavera. Le cameriere sono vestite con i costumi tradizionali locali, ma garantiamo un che di genuino e naturale che suggerisce un’intenzione di sincero benvenuto.

Dunque ambiente confortevole, personale gentile e il cibo? Abbiamo assaggiato l’antipasto valdostano e scoperto a quel tavolo cos’è il Teteun. E poi crespelle e polenta col formaggio. Ci siamo andati per pranzo dunque il pasto è stato frugale…

Abbiamo speso poco soprattutto considerando la qualità e l’ospitalità .

Al centro della sala uno scenografico arredo, una sorta di ruota un tempo usata per far essiccare i formaggi. Le pareti sono ricoperte da attrezzi di altri tempi e tutta una collezione di campanacci da far venir voglia di uscire a comprarsi una mucca, pezzata e ben messa.

L'arcaden

Arnad Champagnolaz (ao)

Osteria di recente fondazione
Località Champagnolaz, 1
Tel. 0125 966928
Chiuso lunedì e giovedì, d’estate il giovedì
Orario: 12.00-21.00
Ferie: 2 settimane in giugno, 2 in novembre
Coperti: 45
Prezzi: 15-18 euro vini esclusi
Carte di credito: tutte, Bancomat


Gli sportivi amanti della montagna (escursionisti, sciatori, alpinisti e praticanti il free climbling: ad Arnad c’è una celebre palestra di roccia) affollano per gran parte della giornata questa simpatica “osteria nuova“, che da anni ne soccorre le esigenze di ristoro sostanzioso, flessibile, informale ed economico.
Fulcro del menù sono gli eccellenti prodotti del salumificio Bertolin, di proprietà del fratello del titolare: lardo di Arnad, mocetta, teteun (mammella di vacca), bon bocon di puro suino, boudin, pancetta tesa e steccata, coppa al ginepro, boc (salame cotto di capra), cacciatorini di asino, cotechino servito caldo con le patate. Ottima anche la selezione di latticini e formaggi locali: fontina, tome, fromadzo e il salignon, ricotta piccante delle vallate del Rosa. Ci sono inoltre preparazioni ispirate al vicino Piemonte – verdure sott’olio o in agrodolce, lingua al verde, peperoni con bagna caoda – e un paio di corroboranti zuppe tipicamente valdostane, i cui ingredienti dipendono dalla stagione: cavolo e fontina, orzo, legumi, castagne. Si chiude con una fetta di crostata o con altri dolci di pasticceria.
Accompagnano i piatti buoni sfusi locali e bottiglie, valdostane e piemontesi.

Trattoria praetoria

via sant'anselmo,9
aosta
0165 44356
chiuso: martedi sera e mercoledi
Orario: mezzogiorno e sera
Ferie 20 giorni in ottobre
Coperti: 120 posti
Prezzi: 35 euro vini esclusi
Email‎: praetoria@aliceposta.it 

Trattoria degli artisti

Ristorante-trattoria
Aosta
Via Maillet, 5-7
Tel. 0165 40960
Chiuso domenica e lunedì
Orario: mezzogiorno e sera
Ferie: 2 settimane in giugno, 2 in novembre
Coperti: 50 + 24 esterni
Prezzi: 30-33 euro vini esclusi
Carte di credito: tutte, Bancomat
Chi viene da fuori è incuriosito soprattutto dalla cucina del luogo, mentre la clientela stanziale non ne può più – comprensibilmente – di mocetta, polenta, zuppe di pane e formaggio, carbonade e tegole. Si spiega così perché questa trattoria nascosta in un vicoletto tra via Aubert e via Croix de Ville, frequentata dagli aostani più che dai turisti, con molti habitué sia nella pausa pranzo sia per le cene tra amici, abbia adottato una carta
suddivisa in due parti: una centrata sulle ricette tradizionali della Vallée, l’altra con piatti meno caratterizzati in chiave territoriale, più fantasiosi e “moderni”, ma mai banali.
Volendo limitarci alla linea congeniale a questa guida, vi suggeriamo di cominciare con il buon assortimento di salumi regionali, la sfogliata di cotechino e fonduta, la carne salata con cavolo rosso in agrodolce. Fra i primi ricordiamo la vapellenentse, la fonduta con crostini di pane, gli gnocchi al gorgonzola e salvia. La polenta accompagna sempre i secondi: da assaggiare il brasato al Blanc de Morgex et de La Salle, le carni stufate e il capriolo in civet, che resta la specialità della casa. In alternativa, tometta grigliata con miele e noci o la ruota di formaggi valdostani. Tra i dolci, bonet al cioccolato e amaretti, pesche con zabaione al Moscato e la coppa di gelato Pam Pam.
Carta dei vini con buona presenza di etichette della regione – in costante crescita qualitativa – e un dignitoso sfuso.

domenica 14 novembre 2010

Cos'è etilometro obbligatorio?

Dalla mezzanotte di ieri per molti locali pubblici italiani è obbligatorio avere l’etilometro (o “precursore”) così da permettere ai clienti di misurare il tasso alcolico. Cerchiamo di capire meglio cos’è, quali modelli sono più adatti e quanto costano.
Che cos’è l’etilometro? Un apparecchio di rilevazione del tasso alcolemico attraverso cui è possibile conoscere lo stato di idoneità alla guida. Per chi è obbligatorio? Per tutti gli esercizi pubblici che restano aperti oltre la mezzanotte, quindi: bar, ristoranti, pub, pizzerie, osterie, agriturismi, discoteche e alberghi.
Sì ma quale modello è consigliabile? La Fipe (Federazione Italiana Pubblici Esercizi) consiglia Bacco Box, etilometro utilizzato attraverso cannuccia monouso. Rilascia il risultato (un valore numerico esatto, non un responso generico come fanno gli etilometri usa e getta) in pochi secondi e può effettuare 5000 test prima di essere ricalibrato.
Quanto costa e dove lo compro? 100 euro nella versione da parete, 75 in quella da tavolo. Si compra anche online. Naturalmente esistono altri modelli, il cui costo oscilla, a seconda delle dimensioni e delle funzioni tra i 40 ai 1400 euro.
Cosa rischio se non ce l’ho. Una multa che varia da 300 a 1200 euro. Comunque, le associazioni di categoria hanno chiesto alla Polizia di non essere inflessibile all’inizio, i disguidi da rodaggio sono possibili.
Cosa rischiano i clienti non in regola? Una multa che va dai 300 a 1200 euro, e nel caso il tasso alcolemico superi 1,5, il ritiro della patente e la confisca dell’auto.
Quali sono i limiti di legge da non superare? 0,5 grammi di tasso alcolemico. Un valore che corrisponde a 3-4 bicchieri di vino per una donna di 60 chili a stomaco pieno e a poco meno di mezzo litro per un uomo di 80 chili, sempre a stomaco pieno. Inoltre, per due categorie di conducenti, il nuovo Codice della strada prevede il tasso alcolemico zero, sono i neo-patentati e gli autisti professionisti.
Cosa sono le tabelle del tasso alcolemico? Sono tabelle da esporre in triplice copia, all’ingresso, all’uscita e all’interno del locale.
Cosa c’è scritto nelle tabelle e quante sono? Sono due, una spiega i livelli di alcolemia che si raggiungono dopo aver assunto una bevanda alcolica; l’altra descrive i sintomi che corrispondono ai diversi livelli di concentrazione alcolemica.
Dove si trovano le tabelle? Nelle 103 associazioni territoriali della Fipe.

giovedì 11 novembre 2010

Slow Food Catanzaro presenta: GUIDA OSTERIE D'ITALIA 2011

slow food
Venerdì 12 novembre tutti gli amanti delle osterie italiane guarderanno a Catanzaro con estrema attenzione. Dopo l’anteprima al Salone del Gusto di Torino, infatti, sarà proprio la nostra città ad ospitare la presentazione in Italia della nuova edizione della Guida delle Osterie di Slow Food, alle ore 18 presso la Sala Concerti del Palazzo Comunale.

La Guida, giunta alla sua ventunesima edizione, vende più di 100.00 copie all’anno e rappresenta il principale punto di riferimento per tutti gli appassionati di cucina che non si limitano a vivere con intenso trasporto la propria passione ma si sforzano di conciliare l’esaltazione del gusto con la ricerca del cibo locale, etico e genuino. Se la vecchia osteria è ormai scomparsa dal panorama italiano, la Guida ha saputo far emergere in questi anni – accompagnandone la crescita – un fenomeno di riscoperta della tradizione e del costume gastronomico italiano che oggi vive nei tantissimi locali che declinano in chiave innovativa l’ospitalità, la cucina di territorio, l’economicità e l’affidabilità, ovvero quegli elementi che da sempre rappresentano i punti di forza dell’offerta culinaria nazionale. Le nuove osterie, scrive la curatrice della Guida, hanno successo quando seguono tre parametri: la natura (intesa come trasparenza della filiera e rispetto delle stagioni), la cultura (intesa come bagaglio di conoscenze, memorie, competenze), e la capacità di trasmettere un'emozione non solo attraverso cibo e vini, ma anche con la cura e l'attenzione al cliente.

A presentare la nuova edizione saranno due dei componenti della redazione della Guida (Daniela Battaglio e Angelo Surrusca), a cui verrà affidato il compito di spiegare i criteri che conducono alla segnalazione di un’osteria, di raccontare le diversità che separano le diverse regioni, di tracciare un bilancio sull’evoluzione dell’offerta culinaria della nostra Regione e di individuare le principali novità emerse in questo anno. Ad ascoltare i due ospiti ci saranno i soci di Slow Food dell’intera Calabria, gli chef che con la loro sapienza tengono alto il nome della Calabria ma anche rappresentanti degli enti locali e operatori turistici, consci del valore che oggi il cibo assume in ogni strategia di valorizzazione del territorio.

A rendere davvero speciale l’evento di venerdì sarà la straordinaria cena – riservata ai soci Slow Food – che seguirà la presentazione della Guida e che vedrà quattro maestri della cucina calabrese (Gianluca Ganci dell’Enoteca due bicchieri di Amantea, Pietro Lecce della Tavernetta di Camigliatello, Salvatore Murano di Max di Cirò Marina e Delfino Maruca del Vecchio Castagno di Serrastretta) sfidarsi a colpi di mestoli e padelle. La passione e le generosità con cui questi quattro grandi chef hanno accolto l’invito della condotta Catanzaro Università di Slow Food (organizzatrice dell’evento) lascia presagire che la cena di venerdì potrà rappresentare l’evento gastronomico dell’anno nella nostra Regione e, soprattutto,  potrà rappresentare un punto di partenza per una nuova stagione della cucina calabrese, intenzionata a recuperare il tempo perduto e a collocarsi ai vertici dell’offerta nazionale. Un percorso da compiere insieme – chef, avventori, esperti del settore, critici e gourmet – senza dimenticare il valore etico del cibo e anche il gusto impareggiabile del mangiar bene.

mercoledì 3 novembre 2010

A Venezia, via dalla folla

venezia, museo
A Venezia, le atmosfere delle isole della laguna, intrico di calli, sotoporteghi, corti segrete, si ritrovano nel sestiere di Cannaregio, un angolo di campagna sfuggito al turismo di massa. Qui negli ultimi anni si sono installati fotografi, designer, pubblicitari, clienti delle ultime osterie veraci dove si gustano i piatti autentici della cucina veneziana. Ma questa è anche zona di atelier e laboratori di artisti. Come la fornace Orsoni, di una della famiglie più illustri della città, l’unica ancora attiva nel centro storico, dove prendono forma da oltre un secolo le preziose tessere per mosaici in vetro e oro. La mitica residenza dei proprietari, in uno splendido giardino, dopo anni di restauri è stata trasformata in una locanda raffinata (tel. 041.27.59.538, www.domusorsoni.it. Prezzi: doppia b&b da 130 €). I pavimenti originali dei primi del Novecento sono realizzati secondo un’antica tecnica artigiana, arricchiti da inserti di smalti e ori vecchi; le pareti e i soffitti sono lavorati a marmorino e spatolato, porte e finestre sono in ciliegio massiccio. Non mancano originali arredi di design, opera di autori italiani che hanno interpretato l’arte del mosaico secondo una propria chiave di lettura.

Sempre nel sestiere, sul sedime delle Antiche Chiovere di San Girolamo, dove al tempo dei dogi si tingevano i tessuti della Repubblica Serenissima di Venezia, è stato appena inaugurato Ca’ San Girolamo (tel. 041.27.59.445, cell. 335.71.58.635, www.casangirolamo.it. Prezzi: doppia, per almeno tre notti, da 450 €), dimora tradizionale in cui sono stati ricavati sette eleganti appartamenti, battezzati con i nomi dei luoghi più suggestivi della città, dal Ponte dei Sospiri a quello degli Scalzi, a San Marco. In pochi minuti si raggiunge la fondamenta della Misericordia, un chilometro di lunghezza, appuntamento delle notti veneziane rivitalizzate. Qui Eloisa Milner, proprietaria dell’Ostaria Da Rioba si esibisce in schie con polentina morbida, insalate di pesce con emulsioni di agrumi, polpo lesso su letto di sedano e salsa al basilico, spaghetti alla busara, tagliatelle con cappesante su crema di pomodoro, tonnarelli neri con pesto di pomodori secchi e pinoli tostati (tel. 041.52.44.379).

Il momento magico della fondamenta è il tramonto, quando terrazze e giardini sono pieni di gente che beve l’aperitivo classico spritz al bitter, da gustare al Remer, un ex magazzino di ghiaia e cemento, tra panche da chiesa e un confessionale (tel. 041.52.28.789). Il locale storico è il Paradiso Perduto: si pranza, si cena, ma ci si va anche per un drink, un concerto o una lettura di poesia (tel. 041.72.05.81). Anche se i veneziani doc preferiscono l’Osteria Bentigodi (tel. 041.71.62.69), un vero bacaro con ottima scelta di vini veneti e friulani.

Spostandosi in campo San Polo verso la chiesa dei Frari, si scopre Oltre il Giardino (fondamenta Contarini, San Polo 2542, tel. 041.27.50.015, www.oltreilgiardino-venezia.com. Prezzi: doppia b&b da 180 €), una maison d’hôtes nella casa abitata negli anni Venti da Alma Mahler, moglie del compositore. Mobili, incisioni, ritratti di famiglia nelle camere chiare. Nel giardino si fa colazione all’ombra degli ulivi e di una grande magnolia. In Dorsoduro, invece, si può dormire a Ca’ Maria Adele (Dorsoduro 111, tel. 041.52.03.078, www.camariaadele.it. Prezzi: doppia b&b da 380 €), piccolo gioiello del Cinquecento trasformato in hotel di charme dai colori pepe, cacao, chiodi di garofano. Magnifici i mori sulle colonne di marmo, le tappezzerie arabescate, i pannelli in legno scolpiti come un ricamo che giocano con il contemporaneo. A due passi, la chiesa di Santa Maria della Salute e Punta della Dogana, dove gli uccelli marini volteggiano sulla Fondazione Pinault. La laguna, ha scritto Goffredo Parise, è un sentimento.

mercoledì 27 ottobre 2010

Udine, la notte è giovane in osteria

osteria, udine
Legata a un fascinoso passato, ma proiettata verso il futuro. Ancorata alle tradizioni, ma aperta alle innovazioni. Così è Udine, che non si accontenta di essere la “città del Tiepolo”, ma è diventata la piccola capitale di importanti eventi culturali, dal Premio Terzani al Far East Film Festival, fino alla manifestazione Bianco&Nero, un megaevento di arte, moda, fotografia, design che, da due anni, anima gli spazi più glam della città con i lavori di celebrities e creativi emergenti (dal 2 al 12 settembre).

SETTEMBRE DI-VINO AL FRIULI DOC - Fra tradizione e innovazione un altro appuntamentoper gastronauti e viaggiatori slow, che da sedici anni ogni settembre torna ad animare le piazze e le strade del centro storico: Friuli Doc (www.comune.udine.it). Per un weekend, dalla mattina fino a notte fonda, chioschi, bancarelle, stand offrono degustazioni dei prodotti più tipici del paniere friulano: il San Daniele e il prosciutto di Sauris, il formaggio Montasio e il frico (una sorta di frittata di formaggio e patate), le grappe e i vini. Se si perde l’appuntamento con questo evento goloso, si può rimediare facendo provviste di prodotti rigorosamente locali a La Baita, in pieno centro storico. Punto vendita elegante e invaso da profumi stuzzicanti, propone il meglio dei caseifici furlani, dal Montasio al formadi frant, dalle ricotte affumicate ai formaggi di malga, ai salumi. Non manca il raro Asìno, dal gusto che qui definiscono salmistrà (saporito) e una selezione dei migliori salumi locali, San Daniele in testa.

IL RITO DEL TAJUT - Oltre gli eventi, restano le eleganze veneziane e le architetture d’autore, le case picte e le piazze ritmate dai portici. Sono pezzi di storia della città i locali più tadizionali, autentico genius loci di Udine e dei suoi abitanti che si ritrovano soprattutto nei caffè e nelle osterie, cattedrali pagane dove si officia da sempre uno dei riti più seguiti in città, quello del tajut (piccolo taglio), ossia la degustazione di un calice di vino. Quando la movida e le tapas non erano ancora state importate e gli happy hour erano di là da venire, qui il rito del tajut era già celebrato da tutti i componenti della tribù urbana: bancari e donne in carriera, universitari con kefiah e casalinghe, under twenty e over sixty. Un rito sociale: nessuno beve da solo e il bancone, i tavoli, i dehors delle osterie (anche nella stagione meno clemente) sono affollati da gruppi di amici che si vedono per quattro chiacchiere, uno stuzzichino e “un taglio di quello buono”. L’Osteria Ai Barnabiti si affaccia su piazza Garibaldi, dove secoli fa sorgeva un convento. La selva di lavagnette appese al soffitto da paron Loris fa buona compagnia ai prosciutti made in Friuli e ricorda che qui si beve furlan (dalle Ribolle ai Sauvignon, ai Pinot). Sul bancone assaggi di San Daniele e Montasio, di frico e prosciutto cotto caldo servito con cren. Il Bistrot di Jolanda de Colò è tra le new entry nella movida udinese, uno spazio multifunzionale (è anche negozio di delikatessen friulane e non solo) in cui si alternano mobili della nonna e décor high-tech, specchiere dorate e credenze liberty.

MORTADELLA DA GUINNESS (250 kg) - Tradizionale che più di così non si può PieriMortadele, osteria con pedigree in un edificio dalle volte in pietra cinquecentesche, arredata con tavoloni, lavagne, botti. Il plus? Alla fine degli anni Cinquanta, Pietro (in friulano, Pieri) Chiandussi decide di aprire in Riva Bartolini la sua osteria e, per distinguerla, la impreziosisce con una mortadella da Guinness (2 metri di lunghezza per 250 chili di peso) che da allora non manca mai nel locale, anche oggi che Pieri ha passato la mano. I calici si riempiono di vino quasi tutto prodotto in zona, accompagnati da bocconcini di pane con mortadella, pancetta, prosciutto, formaggio. Ai Frati ha una storia lunga, almeno di un paio di secoli: i paioli di rame appesi, il tradizionale fogolar, il bancone di marmo rosa ne sono una testimonianza. Tagliato su misura per un’utenza giovane, salutista ma con moderazione, ecco Ginger: succhi, centrifughe e frullati di frutta e verdura accanto ai vini tradizionali e alle bollicine, in un ambiente high-tech che ospita performance di teatro-danza, video-installazioni e rari dj-set. Ultima, ma non per importanza, l’osteria con cucina Al Cappello, affacciata sulla piazza della vecchia Pescheria. Tradizionale l’arredo, la proposta dei vini (l’80% delle etichette parla friulano), la lavagna con le degustazioni di vini del giorno.

lunedì 25 ottobre 2010

Orvieto

orvieto
Nella fertile valle del Tevere, tra le colline più dolci, ecco spuntare Orvieto, isolata e quasi inaccessibile, con i suoi campanili, le torri e la selva intricata dei tetti e delle casa di tufo. Orvieto offre ai visitatori il fascino di una città fondata dagli etruschi, che ha acquisito il volto odierno nel Medioevo comunale e nel Rinascimento. Un itinerario culturale, per scoprire i segreti delle sue chiese, dei conventi, dei sontuosi palazzi papali e per assistere alle numerose rievocazioni storiche che da quasi mille anni animano le strade di questo gioiello italiano. Ma anche una sfiziosa occasione per assaggiare, tra osterie e ristoranti di grande ambientazione, la gustosa cucina della tradizione umbra.

Alle terme degli antichi romani

romani, terme
Negli scritti di Seneca si legge che a Roma, in tempi remoti "ci si lavava ogni giorno braccia e gambe, che si insudiciavano col lavoro, ma il resto del corpo lo si lavava ogni settimana o ogni nove giorni, in corrispondenza del giorno di mercato". Il primo "stabilimento termale" di Roma fu - se così si può dire - il Tevere, nelle cui acque fredde i romani erano soliti fin da piccoli immergersi per le loro toilette quotidiane. Ma col tempo Roma divenne la culla del termalismo e il rito del bagno si trasformò in uno dei piaceri irrinunciabili della vita, tanto da meritare un proverbio che la dice lunga: "balnea vina Venus corrumptum corpora nostra sed vita faciunt" (i bagni, i vini e Venere corrompono i nostri corpi, ma sono la vita). In epoca imperiale le monumentali thermae, ormai largamente diffuse su tutto il territorio dell'attuale Lazio, vennero arricchite da palestre, biblioteche, ristoranti, giardini, piscine, teatri, sale per riunioni, solarium. Si può affermare, senza timore di essere smentiti, che dove ancora oggi si ergono i resti di stabilimenti termali, lì arrivarono i romani. Ecco quindi un itinerario dedicato al benessere, che vuole proporre, seguendo le "orme" illustri di imperatori e papi, uno scorcio insolito di questa affascinante regione: da Viterbo a Fiuggi, lasciandosi trasportare dal ritmo dolce delle morbide colline dei Castelli Romani.

Turismo del vino: itinerari in Toscana

vino, toscana
Hanno meritato il riconoscimento di Best of Wine Tourism 2011, quindi si tratta di locali e luoghi che dovrebbero rappresentare delle autentiche eccellenze, delle mete irrinunciabili per tutti i viandanti di Bacco e i turisti che hanno la passione dell’enologia.
Pronti? Via! Borgo Scopeto Relais di Vagliagli di Castelnuovo Berardenga (Siena) è l’hotel dove soggiornare in una struttura ricettiva ricavata nei locali di una fattoria, un relais dove la promozione del vino si moltiplica in diverse sfaccettature: nelle originali camere, nella lounge ricavata dalla vecchia cisterna, nel centro benessere con la vinoterapia, nel ristorante e nel punto vendita. Ma anche Villa Le Piazzole offre un’ospitalità di livello, abbinata alle attività di una piccola azienda agricola collocata sulle colline di Firenze. Nelle ore dei pasti tenete invece presente l’enoteca Enotria di Firenze.
Per una bella passeggiata digestiva scegliete Villa Vignamaggio, nel Chianti, una residenza d’epoca di origini quattrocentesche circondata da uno splendido giardino all’italiana. Per una full immersion nella cultura del Chianti c’è il Castello di Meleto, con locali affrescate, segrete, cantine e ristorante nella Fornace. Per un’esperienza innovativa nell’enoturismo ecco la Fattoria Torre di Rignano sull’Arno: una villa settecentesca con sala di degustazione ricavata nel vecchio granaio.
Hanno meritato il riconoscimento di Best of Wine Tourism 2011, quindi si tratta di locali e luoghi che dovrebbero rappresentare delle autentiche eccellenze, delle mete irrinunciabili per tutti i viandanti di Bacco e i turisti che hanno la passione dell’enologia.Pronti? Via! Borgo Scopeto Relais di Vagliagli di Castelnuovo Berardenga (Siena) è l’hotel dove soggiornare in una struttura ricettiva ricavata nei locali di una fattoria, un relais dove la promozione del vino si moltiplica in diverse sfaccettature: nelle originali camere, nella lounge ricavata dalla vecchia cisterna, nel centro benessere con la vinoterapia, nel ristorante e nel punto vendita. Ma anche Villa Le Piazzole offre un’ospitalità di livello, abbinata alle attività di una piccola azienda agricola collocata sulle colline di Firenze. Nelle ore dei pasti tenete invece presente l’enoteca Enotria di Firenze.
Per una bella passeggiata digestiva scegliete Villa Vignamaggio, nel Chianti, una residenza d’epoca di origini quattrocentesche circondata da uno splendido giardino all’italiana. Per una full immersion nella cultura del Chianti c’è il Castello di Meleto, con locali affrescate, segrete, cantine e ristorante nella Fornace. Per un’esperienza innovativa nell’enoturismo ecco la Fattoria Torre di Rignano sull’Arno: una villa settecentesca con sala di degustazione ricavata nel vecchio granaio.

Vino e architettura: connubbio vincente

vino, architettura
A settembre parte la stagione della vendemmia, del vino e delle degustazioni. Un’occasione non soltanto per organizzare un weekend enogastronomico nelle regioni d’Italia, ma anche per visitare alcune delle più belle cantine del nostro Paese. L’ultima moda adottata dalle aziende vinicole è di far progettare il loro quartier generale da architetti di fama internazionale. Strutture avveniristiche o eco-sostenibili, di pietra, cristallo o acciaio, purché siano vere e proprie opere d’arte.

Così, architetti del calibro di Renzo Piano, Mario Botta, Massimlino Fuksas, Jean Nouvel, Santiago Calatrava, Frank O. Gehry ecc hanno lasciato la loro impronta inconfondibile tra le colline del Chianti, nel vicentino o sulla costa toscana. Ma anche nella famosissima Napa Valley, in California, nel sud della Francia, in Spagna e nella zona dello Champagne. Se vi ho fatto venire voglia di partire, brindate alla mia salute! Cin cin.
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