SETTEMBRE DI-VINO AL FRIULI DOC - Fra tradizione e innovazione un altro appuntamentoper gastronauti e viaggiatori slow, che da sedici anni ogni settembre torna ad animare le piazze e le strade del centro storico: Friuli Doc (www.comune.udine.it). Per un weekend, dalla mattina fino a notte fonda, chioschi, bancarelle, stand offrono degustazioni dei prodotti più tipici del paniere friulano: il San Daniele e il prosciutto di Sauris, il formaggio Montasio e il frico (una sorta di frittata di formaggio e patate), le grappe e i vini. Se si perde l’appuntamento con questo evento goloso, si può rimediare facendo provviste di prodotti rigorosamente locali a La Baita, in pieno centro storico. Punto vendita elegante e invaso da profumi stuzzicanti, propone il meglio dei caseifici furlani, dal Montasio al formadi frant, dalle ricotte affumicate ai formaggi di malga, ai salumi. Non manca il raro Asìno, dal gusto che qui definiscono salmistrà (saporito) e una selezione dei migliori salumi locali, San Daniele in testa.
IL RITO DEL TAJUT - Oltre gli eventi, restano le eleganze veneziane e le architetture d’autore, le case picte e le piazze ritmate dai portici. Sono pezzi di storia della città i locali più tadizionali, autentico genius loci di Udine e dei suoi abitanti che si ritrovano soprattutto nei caffè e nelle osterie, cattedrali pagane dove si officia da sempre uno dei riti più seguiti in città, quello del tajut (piccolo taglio), ossia la degustazione di un calice di vino. Quando la movida e le tapas non erano ancora state importate e gli happy hour erano di là da venire, qui il rito del tajut era già celebrato da tutti i componenti della tribù urbana: bancari e donne in carriera, universitari con kefiah e casalinghe, under twenty e over sixty. Un rito sociale: nessuno beve da solo e il bancone, i tavoli, i dehors delle osterie (anche nella stagione meno clemente) sono affollati da gruppi di amici che si vedono per quattro chiacchiere, uno stuzzichino e “un taglio di quello buono”. L’Osteria Ai Barnabiti si affaccia su piazza Garibaldi, dove secoli fa sorgeva un convento. La selva di lavagnette appese al soffitto da paron Loris fa buona compagnia ai prosciutti made in Friuli e ricorda che qui si beve furlan (dalle Ribolle ai Sauvignon, ai Pinot). Sul bancone assaggi di San Daniele e Montasio, di frico e prosciutto cotto caldo servito con cren. Il Bistrot di Jolanda de Colò è tra le new entry nella movida udinese, uno spazio multifunzionale (è anche negozio di delikatessen friulane e non solo) in cui si alternano mobili della nonna e décor high-tech, specchiere dorate e credenze liberty.
MORTADELLA DA GUINNESS (250 kg) - Tradizionale che più di così non si può PieriMortadele, osteria con pedigree in un edificio dalle volte in pietra cinquecentesche, arredata con tavoloni, lavagne, botti. Il plus? Alla fine degli anni Cinquanta, Pietro (in friulano, Pieri) Chiandussi decide di aprire in Riva Bartolini la sua osteria e, per distinguerla, la impreziosisce con una mortadella da Guinness (2 metri di lunghezza per 250 chili di peso) che da allora non manca mai nel locale, anche oggi che Pieri ha passato la mano. I calici si riempiono di vino quasi tutto prodotto in zona, accompagnati da bocconcini di pane con mortadella, pancetta, prosciutto, formaggio. Ai Frati ha una storia lunga, almeno di un paio di secoli: i paioli di rame appesi, il tradizionale fogolar, il bancone di marmo rosa ne sono una testimonianza. Tagliato su misura per un’utenza giovane, salutista ma con moderazione, ecco Ginger: succhi, centrifughe e frullati di frutta e verdura accanto ai vini tradizionali e alle bollicine, in un ambiente high-tech che ospita performance di teatro-danza, video-installazioni e rari dj-set. Ultima, ma non per importanza, l’osteria con cucina Al Cappello, affacciata sulla piazza della vecchia Pescheria. Tradizionale l’arredo, la proposta dei vini (l’80% delle etichette parla friulano), la lavagna con le degustazioni di vini del giorno.
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